L’ELICA CHE HA CAMBIATO IL MONDO: leggere e riscrivere il DNA

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Centro culturale Lou Pourtoun

OSTANA
, frazione Sant’Antonio
Sabato 3 ottobre 2020
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria: https://forms.gle/VQes8oiwQMWRN3Nz5
Posti a sedere contingentati e distanziati secondo le norme anti-epidemiche in vigore
 
nell’ambito di
RIVOLUZIONI! Festa dell’umanità 2020 www.festadellumanita.wordpress.com

 

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Il programma:

  • L’ELICA CHE HA CAMBIATO IL MONDO – Leggere e riscrivere il DNA: tavola quadrata (dalle h 14.30)
  • Apericena (dalle h 18.00)
  • Rivoluzione dell’abitare: testimonianza (h 19.30)
  • La tragedia della libertà: spettacolo con la compagnia Teatro Selvatico (h 20.00)

La “tavola quadrata” L’ELICA CHE HA CAMBIATO IL MONDO – Leggere e riscrivere il DNA mette a confronto relatori autorevoli afferenti a discipline diverse (Paola Bonfante, Giampietro Lago, Fabio Malavasi, Carola Ponzetto, Olga Rickards, coordinati da Gianfranco Biondi), ciascuno dei quali “narra scientificamente”, in modo comprensibile a chiunque, la trasformazione procurata nel proprio campo di ricerca e/o di azione dallo sviluppo degli studi molecolari; la particolare attenzione alla forma espositiva è dettata dal carattere pubblico dell’incontro, che vedrà anche la presenza di studenti (di scuole superiori e universitari) e cittadinanza. Questi i titoli degli interventi:

– BREVE STORIA DEL CANCRO: DALLA SCOPERTA DEL DNA A OGGI | Carola Ponzetto

– MADRE NATURA O NATURA MATRIGNA: LE MALATTIE CHE HANNO ATTERRITO IL MONDO E I LORO EFFETTI SULL’UOMO | Fabio Malavasi

– SCIENZA E GIUSTIZIA: QUALE PROVA? LA GENETICA APPLICATA AI CASI GIUDIZIARI | Gianpietro Lago

– LA RIVOLUZIONE MOLECOLARE IN ANTROPOLOGIA | Olga Rickards

– PIANTE E CIBO: DALLA RIVOLUZIONE VERDE ALLA RIVOLUZIONE MOLECOLARE | Paola Bonfante

L’evento L’ELICA CHE HA CAMBIATO IL MONDO – Leggere e riscrivere il DNA si conclude con una testimonianza dei cittadini locali dal titolo Rivoluzione dell’abitare, con la restituzione spettacolare del laboratorio teatrale di creazione pubblica La tragedia della libertà (in scena giovani delle valli circostanti). Il laboratorio teatrale-videografico ha coinvolto venti giovani del territorio nel periodo estivo, anche quale avvicinamento all’evento autunnale, in una continuità di intenti e programmazione. La tragedia della libertà (pubblicato per i tipi di Edizioni SEB27, Torino, con la prefazione di Anna Delfina Arcostanzo), il copione teatrale di Marco Gobetti su cui si basano i laboratori e lo spettacolo conclusivo, è liberamente ispirato al saggio Sull’avvenire delle nostre scuole di F. W. Nietzsche e trae suggestioni da Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide. Il testo tratta del diritto allo studio, della libertà e della violenza, plasmando un mito contemporaneo di cui sono protagonisti quattro studenti, i quali si ribellano a una forma inedita di “dispersione” scolastica e di annientamento identitario.

DETTAGLIO

Ostana 3 ottobre 2020

h 14.30-18.30, Centro culturale Lou Portoun

Tavola quadrata: L’ELICA CHE HA CAMBIATO IL MONDO – Leggere e riscrivere il DNA

Introduce e modera: Gianfranco Biondi

Relatori (in ordine di intervento): Carola Ponzetto, Fabio Malavasi, Giampietro Lago, Olga Rickards, Paola Bonfante

Breve storia del cancro: dalla scoperta del DNA a oggi

Carola Ponzetto

Benché il cancro sia ancora la prima causa di morte nei paesi ricchi, e non si possa quindi affermare di averlo vinto, le conoscenze attuali su ciò che è (una malattia genetica), ciò che lo causa e su come si sviluppa, sono incredibilmente aumentate rispetto a una cinquantina di anni fa.  Questi progressi sono avvenuti grazie a quella che potremmo definire “la rivoluzione molecolare” il cui big bang si può far risalire ai primi anni 50 del Novecento con la scoperta della struttura del DNA, seguita dalla decriptazione del codice genetico (che ha dato corpo al concetto di “gene”) per arrivare alla scoperta degli “oncogeni”, indispensabili per il nostro sviluppo e funzionamento, ma anche potenziali nemici che sono dentro di noi. L’identificazione di oncogeni impazziti che si possono colpire in maniera selettiva, insieme con la capacità di sequenziare il genoma dei tumori, ha fatto nascere la speranza di poter vincere la “guerra contro il cancro” con farmaci nuovi, disegnati contro lo specifico nemico responsabile della malattia di ogni singolo paziente. Quest’approccio “personalizzato”, una vera rivoluzione rispetto alle le terapie tradizionali, si è rivelato solo temporaneamente efficace perché nella maggioranza dei casi si instaura una resistenza al trattamento e il cancro ritorna più forte di prima. Siamo stati costretti riconoscere che il cancro è una malattia Darwiniana: sopravvivono all’attacco specifico rare cellule resistenti, che vengono in realtà avvantaggiate dal trattamento… Darwin, colui che 160 anni fa davvero rivoluzionò, senza averne le prove ma soltanto gli indizi, la nostra concezione del vivente, si è prepotentemente riaffacciato alla casa della scienza, rientrando dalla porta e con tutti gli onori! Ma la storia non finisce qui, perché gli scienziati sanno che chi la dura la vince…

Madre natura o natura matrigna: le malattie che hanno atterrito il mondo e loro effetti sull’uomo

Fabio Malavasi

La percezione comune è che la maggior parte delle malattie sia del tutto casuali, mentre solo una piccola quota sia dovuta a fattori genetici. La situazione non è proprio così. Le malattie dovute ad alterazioni di prodotti genici o di cromosomi sono rare ma hanno insegnato molto. Un individuo con una di queste alterazioni è in genere svantaggiato rispetto alla popolazione normale nella corsa per trasmettere i propri geni alla progenie che seguirà. Il numero di figli è l’indicatore più affidabile della adattabilità all’ambiente, in quella area geografica e in quel momento storico. In base a questi punti si potrebbe pensare che i geni responsabili della malattia siano destinati a scomparire, a meno che la malattia in questione non si manifesti nell’età avanzata (vale a dire dopo l’età riproduttiva) oppure che non conferiscano un qualche vantaggio selettivo (vedi thalassemia nelle zone malariche). Però tutti sappiamo che la maggior parte delle malattie continuano a essere presenti; quelle causate da agenti infettivi sono tra le più numerose, dalla peste alla malaria agli attuali virus. Assistiamo a un eterno duello tra l’agente infettivo e le nostre difese umorali (principalmente anticorpi, complemento e citochine) e cellulari (linfociti, popolazioni mieloidi ed altre cellule innate). La storia della medicina e dell’economia ci insegnano che variabili quote della popolazione sopravvivono alle epidemie: si tratta degli individui resistenti che trasmettono il proprio genoma alle generazioni che seguono. E noi, la popolazione attuale, siamo i figli di quello specifico set di geni. L’aspetto critico è che l’assetto genomico che andava bene per resistere alla peste del 1300 non va più bene ora, quando la maggior parte delle malattie è a base metabolica. Anche se ora farmaci, vaccini, sistemi sanitari offrono un valido aiuto esterno, continua la lotta con la natura che non smette di evolvere e fare esperimenti per proprio conto, mediante neo-agenti patogeni destinati a impattare con le difese dell’uomo, pronte ad evolvere in senso adattativo anche se non sempre con la attesa tempestività.

Scienza e giustizia: quale prova? la genetica applicata ai casi giudiziari

Gianpietro Lago

Il ricorso alla scienza da opportunità saltuariamente esercitata è diventata una necessità in un contesto giuridico in cui le nozioni di senso comune e “normalità” dei fatti di natura non sono più in grado di apportare al ragionamento giuridico il contributo che un tempo era comunemente accettato e ritenuto sufficiente. La ricostruzione probatoria dei fatti-reato è sempre più spesso affidata alla prova scientifica in cui a strumenti consolidati e tradizionalmente affidabili se ne aggiungono continuamente di nuovi, spesso caratterizzati da modifiche e innovazioni (tecnologie, algoritmi, strumentazioni) di metodologie già conosciute e applicate. In ogni caso si aprono complesse problematiche sconosciute in passato relative sia alle inferenze probatorie sia alle verifiche dei criteri e delle applicazioni. Si manifesta, inoltre, il tema delle cosiddette junk sciences (“scienza spazzatura”): come distinguere discipline/innovazioni solide ed affidabili da altre suggestive ma, in ultima analisi, non scientifiche? Gli orientamenti principali in tema di prova scientifica e di testimonianza esperta derivano da ordinamenti di common law in particolare degli Stati Uniti. Il riferimento più specifico è costituito dalle Federal Rules of Evidence (n.702-706) approvate nel 1975, emendate nel 2000 e nel 2011. I cardini sostanziali su cui fondano la giurisprudenza americana e le Federal Rules sono due processi (1923 “Frye Test” e 1993 “Daubert Test”) nei quali in tempi diversi e con mutate sensibilità è stato concepito un indirizzo dei criteri da adottare per la costruzione della prova scientifica; il più recente “Daubert Test” rimane ancora oggi il riferimento basilare anche in ordinamenti diversi come il nostro. Il tema dell’ammissibilità ed eticità di una prova “scientifica” ha un impatto estremamente significativo non solo sull’ordinamento giuridico e sugli operatori della Giustizia coinvolti in via diretta; si tratta di una sfida culturale – prima ancora che professionale – che riguarda in modo trasversale qualsiasi cittadino.

La rivoluzione molecolare in antropologia

Olga Rickards

Il processo di comprensione della storia evolutiva dell’umanità si è andato costruendo sui contributi forniti dai livelli sempre più complessi dell’indagine tecnica che si sono susseguiti nel corso del tempo e che hanno permesso di formulare e quindi di validare o rigettare ipotesi scientifiche sempre più approfondite. Allo studio anatomo-morfologico dell’antropologia classica, applicato al vivente e ai reperti fossili, si è affiancata, a partire più o meno dalla metà del Novecento, l’analisi genetica e quella statistico-matematica divenuta metodologicamente molto raffinata. E alla fine di quel medesimo secolo, lo sviluppo tumultuoso delle biotecnologie, con la conseguente possibilità di indagare anche le biomolecole antiche recuperate da resti provenienti da scavi e da reperti conservati nei musei , ha consentito di fornire risposte empiricamente convalidate a interrogativi antropologici e archeologici che non avevano avuto soluzione a partire dalle indagini basate sui metodi classici e talvolta neppure sull’analisi molecolare tradizionale, quella cioè costruita sullo studio del DNA delle popolazioni attuali. Tra questi, l’origine della nostra specie e i suoi rapporti con l’uomo di Neandertal hanno costituito uno dei problemi più controversi di tutta la ricerca antropologica che solo la più moderna analisi molecolare è riuscita a risolvere.

Piante e cibo: dalla Rivoluzione verde alla Rivoluzione molecolare

Paola Bonfante

Come produttrici primarie, le piante sono alla base della filiera alimentare. L’agricoltura di oggi deve essere ripensata nell’ottica dei cambiamenti climatici e della globalizzazione.  Entrambi i processi limitano i raccolti, con l’alternarsi di situazioni estreme che vanno da precipitazioni violente a ondate di calore, o con l’arrivo repentino di nuovi agenti patogeni. Se la Rivoluzione verde del secolo scorso ha assicurato un sufficiente pacchetto di calorie quotidiane a gran parte dell’umanità, le biotecnologie molecolari fin dagli anni 80 hanno portato a piante che – grazie alle modificazioni genetiche- recano molti caratteri positivi, ma non sono egualmente accettate in tutti i paesi. La Rivoluzione molecolare del futuro deve affrontare le sfide del passato trasferendo i risultati della ricerca più avanzata dal laboratorio al campo. I sequenziamenti dei genomi di molte piante di interesse agronomico sono il punto di partenza per esplorare strategie genetiche che garantiscano una produzione agricola sostenibile e resiliente di fronte a un clima in continuo cambiamento e che nello stesso tempo siano ampiamente accettate.

NOTE BIOGRAFICHE 

GIANFRANCO BIONDI – Biologo, è stato professore di antropologia e biologia delle popolazioni umane nelle università di Torino e L’Aquila e ricercatore visitatore nelle università di Londra, Cambridge e Newcastle upon Tyne (UK) e di Zurigo (CH). Ha svolto la sua attività di ricerca nel campo della variabilità genetica dell’attuale popolazione italiana, con particolare attenzione alle minoranze etno-linguistiche; e delle popolazioni attuali dell’Africa, con missioni in Africa settentrionale e occidentale. Si è anche occupato della variabilità genetica in alcune specie di primati non umani. È iscritto a REPRISE (albo degli esperti scientifici istituito presso il MIUR). È stato membro dei comitati di redazione delle riviste scientifiche Journal of Biosocial Science, Anthropological Review e Annals of Human Biology. Nell’anno 1983 ha vinto la borsa di studio NATO “Senior Fellowships Scheme”. È stato responsabile scientifico di programmi di ricerca finanziati dal CNR. È stato curatore, insieme con Olga Rickards, di numerose mostre nazionali sul tema dell’evoluzione umana. E si è occupato e si occupa di divulgazione scientifica.

PAOLA BONFANTE – Professoressa emerita di biologia vegetale all’Università di Torino, ha dedicato la sua attività scientifica alle simbiosi tra funghi e piante (micorrize), associazioni che interessano l’80% delle piante con impatto sull’ecologia vegetale e sull’ agricoltura. Negli anni Ottanta ha costruito un atlante delle interazioni cellulari pianta-fungo, mentre dagli anni 90 usando la biologia molecolare ha contribuito alla conoscenza della diversità biologica-funzionale dei funghi micorrizici, anche grazie al sequenziamento di alcuni genomi. Ha scoperto due gruppi di endobatteri che vivono dentro i funghi micorrizici e con approcci omici ha descritto come essi modulino alcuni tratti funzionali degli ospiti fungini. Questi risultati hanno aperto un nuovo campo di ricerca nel contesto del plant microbiota. Ha contribuito a decifrare il dialogo molecolare pianta-fungo, e le risposte molecolari in piante coltivate, dal riso al pomodoro. Fa parte dell’Accademia delle Scienze Torino, dell’Accademia di Agricoltura di Francia e dell’Accademia dei Lincei. È stata tra le ricercatrici più citate al mondo (Highly Cited Researchers 2017-2018 Clarivate Analitcs) ed è nella lista dei top scientist italiani.

GIANPIETRO LAGO – Colonnello dell’Arma dei Carabinieri e, dal 2010, comandante del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma, dopo essere stato per oltre un decennio e fino al 2009 responsabile del laboratorio di genetica forense del RIS di Roma. Ha collaborato e collabora a progetti di ricerca con istituzioni internazionali governative (EU, G8, ENFSI), di polizia (FBI, Scotland Yard, BKA), università nazionali (Parma, Cattolica, Sapienza, Alma Mater, Padova, e altre) e internazionali (GWU di Washington, UCL di Londra, Losanna). Già membro del Comitato Nazionale Biotecnologie, Biosicurezza e Scienze della Vita, ha partecipato a varie commissioni nazionali ed internazionali su progetti scientifici, legislativi e di polizia. E’ autore di numerose pubblicazioni in particolare sui temi della Genetica e della Statistica forensi e, su riviste e testi giuridici nazionali, su temi quali il trattamento dei dati e la prova scientifica

FABIO MALAVASI – Laureato in Medicina nel 1973 a Ferrara. Già professore di Biologia cellulare (Università di Torino) e di Biologia generale applicata agli studi medici (Università di Ancona), è oggi Professore emerito di Scienze Mediche presso l’Università di Torino. Dopo varie esperienze di studio e ricerca all’estero (Mount Sinai Medical School e Sloan-Kettering di New York, Basel Institute for Immunology di Basilea, Dana-Farber di Boston, MD, e MD Anderson Cancer Center, Houston, TX) è diventato membro del Direttivo del Workshop of Differentiation Antigens, il gruppo internazionale che ha lanciato l’iniziativa originale di usare gli anticorpi monoclonali come strumento terapeutico, per identificare molecole della superficie di cellule normali e tumorali. Prosegue tuttora l’attività presso il Laboratorio di Immunogenetica di Torino, dove sin dagli anni 80 la ricerca è stata volta a sfruttare le caratteristiche biologiche di un anticorpo per ottenere un farmaco altamente specifico e selettivo; Malavasi è considerato il “padre” della proteina CD38, presente in quantità altissime sulla superficie di cellule di mieloma multiplo e di alcune leucemie e quindi scelta come bersaglio terapeutico da colpire con anticorpi.

CAROLA PONZETTO – Dopo la laurea in biologia all’Università di Torino, trascorre un lungo periodo negli USA lavorando in un laboratorio della Columbia University , al College of Physicians and Surgeons di New York. Nel 2000 diventa professore Ordinario di Biochimica e membro della EMBL (European Molecular Biology Laboratory), la più importante organizzazione intergovernativa di ricerca europea. Il suo gruppo di ricerca dai tardi anni 90 ha operato al CeRMS (Centro di Ricerca in Medicina Sperimentale) all’interno dell’Ospedale Molinette di Torino. La sua attività di ricerca, sostenuta da fondi nazionali ed Europei e dall’ AIRC, è stata incentrata sullo studio delle basi molecolari del cancro, con particolare riferimento al ruolo giocato da molecole recettoriali, che rappresentano potenziali bersagli terapeutici; i risultati delle sue scoperte sono stati pubblicati su prestigiose riviste internazionali, tra cui Nature e Cell.

OLGA RICKARDS – Biologa, è professore di antropologia e antropologia molecolare e paleogenomica nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, dove dirige il Centro per lo Studio del DNA Antico. È stata ricercatore visitatore nelle università di Brema (DE), Bilbao e Complutense di Madrid (ES), ricercatore ospite presso la Roche Molecular System, Alameda, California (USA) e NATO fellow presso l’Università delle Hawaii a Manoa (USA). Campi di interesse: evoluzione umana, polimorfismi del DNA mitocondriale e nucleare, DNA antico, archeoantropologia molecolare, analisi degli isotopi stabili, paleodieta e migrazione delle popolazioni umane. È editor in chief della rivista scientifica Annals of Human Biology. Nel 2009 ha vinto il premio internazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei “Fabio Frassetto” per l’antropologia. È stata ed è responsabile scientifica a livello nazionale e locale di programmi di ricerca finanziati dal MIUR, CNR e dalla Regione Lazio. Ha curato, insieme con Gianfranco Biondi, numerose mostre nazionali sul tema dell’evoluzione umana. E si è occupata e si occupa di divulgazione scientifica.

h 18.00, Centro culturale Lou Portoun, presso la Merenderia Alpina
Apericena
(possibilità di acquisto)


h 19.30, Centro culturale Lou Portoun

Rivoluzione dell’abitare, testimonianza sulla rinascita di Ostana

h 20.00, Centro culturale Lou Portoun

spettacolo teatrale con la compagnia

“Teatro selvatico” in

La tragedia della libertà


restituzione del LABORATORIO TEATRALE OMONIMO
sulla base del testo 
di Marco Gobetti

recitazione e co-direzione

Matteo Calautti
Isacco Caraccio
Margherita Fantini
Marta Maltese
(partecipanti al laboratorio estivo di creazione pubblica)

e con la partecipazione di
Beppe Turletti

Quattro studenti provano di nascosto, davanti a un gruppo di amici fidati, le dichiarazioni che renderanno il giorno in cui verranno arrestati. Dalle loro parole si scopre perché stanno scappando, perché hanno mutato i loro nomi in Antigone, Ecuba, Edipo e Dioniso e quale segreto celano le loro maschere. Si apprende di come lo Stato impose la chiusura delle scuole; e, per fare eseguire l’ordinanza, ufficiali dell’esercito furono nominati presidi; e in una scuola, nel giorno del commiato, accadde un imprevisto: di come, quando e perché quattro studenti, avendo sbranato un preside, cambiarono vita e nome… Nel dettaglio, la riunione clandestina inizia con l’ascolto di una registrazione che i quattro hanno portato con sé. È l’ultima lezione del loro insegnante di Greco e di Latino, in cui il professor Federico si scaglia contro la Monarchia Imprenditoriale, il mercato schiavistico del lavoro, la deformante statalizzazione della cultura e la futura formazione scolastica, che dal giorno successivo avverrà sul web, senza maestri reali; auspica un’era dionisiaca e inneggia alla clandestinità di vita e di studio: «Fuggite fra i boschi. (…) Cancellate i vostri account sul web. Non fatevi catalogare oltre. Non diventate un pensiero altrui. Cambiate vita e nome. Studiate in incognito. Vivete. Perdetevi (…)». Sul finire della lezione, il preside irrompe in classe pistola in pugno e dichiara in arresto il professore…